Mario Bonacini, scrittore

prima la grafica ... e poi legno

Il percorso di Andrea Mercedes Melcco si è snodato attraverso tante differenti esperienze: finché un inverno è avvenuto su una spiaggia il suo incontro con i legni piccoli e grandi che il mare elabora e abbandona incessantemente.Lo sguardo di Andrea ne riscopre le tracce di vita e le riesprime nei LEGNI DI MARE: racconti e forme realizzati con l'oro, le perle o le pietre preziose. Sono emozioni in forma di spilla, da tenere con sé, forse da indossare; sono gioielli d’arredo da tenere vicino, come sogni da ricordare, o amuleti.Su uno di questi legni spunta il primo PETER, figurina in oro su un frammento, forse, di palma. PETER cresce il proprio valore mitico e simbolico nel mondo artistico di Andrea: e sente il bisogno di interpretare nuove dimensioni.Nascono così LES ETATS DE L’ESPRIT, sagome a grandezza naturale, presenze nere di forte impatto visivo e di altrettanto forte potere evocativo, pezzi unici che colgono i gesti, le emozioni e i pensieri di ognuno di noi. Non ritratti, non fotografie: piuttosto l’essenza vera delle persone, quella che si rivela solo controluce, solo a occhi chiusi. PETER prosegue il proprio cammino e porta per mano Andrea verso nuove esperienze. Si trasforma ancora e si racconta in una serie di nere piccole figurine,  singole o composte in “teatrini”, dove vivono e danzano su legno di mare, ferro o pietra - sempre con la fiamma dell’oro. 

Contemporaneamente Andrea elabora i TOTEM: assi di legno fortemente incise e destinate all’abbandono che  riprendono vita con un minuzioso e lunghissimo lavoro: le loro ferite aperte accolgono segni in metallo o in pietra che formano pentagrammi simbolici su cui si modulano intense visioni interiori.

... e poi ancora i MICROCOSMI, piccolissime figure scolpite nei legni di mare, arrampicate, appoggiate, addossate al ferro

 

Francesco Palla, Direttore dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, Firenze, 2011

Il Sistema Solare ad Arcetri

La prima volta che discutemmo con Andrea del progetto di arricchire il parco astronomico dell’Osservatorio di Arcetri con un’installazione che rappresentasse il modello in scala del sistema solare ci rendemmo subito conto che l’avremmo realizzata. Quando? Non era evidente. Come? Le idee non mancavano, ma quella giusta si delineò con chiarezza nella mente di Andrea. Le installazioni dovevano essere ben visibili anche a distanza, i pianeti riconoscibili sia nella forma che nella rappresentazione e il materiale prescelto capace di usurarsi con le intemperie e rinnovarsi nelle sue cromie. Il segno dei “totem” c’era già tutto. Il progetto decantò nell’attesa dell’occasione giusta. Questa si presentò qualche anno più tardi quando l’UNESCO decise di dedicare il 2009 ad Anno Internazionale dell’Astronomia per celebrare il 400-mo anniversario dell’utilizzo da parte di Galileo del cannocchiale per osservazioni astronomiche. Quale momento migliore per ricordare dunque le meravigliose e inattese scoperte galileiane che capovolgevano la visione sin lì condivisa del nostro sistema solare con una rappresentazione dello stesso che unisse al rigore scientifico il forte valore simbolico che i pianeti ancora suggeriscono? Restava solo da decidere il materiale con cui realizzare i totem. E lì nacque la sfida che Andrea, artista principalmente del legno, pose a se stessa e ai suoi collaboratori scegliendo il ferro lavorato con la mola per realizzare le figure che fungono da quinte ai pianeti del sistema solare. L’estate del 2009 fu segnata da un’intensa, meglio, frenetica attività nel laboratorio di Andrea e Daniele Caporali a S. Mama, impegnati in una lavorazione inusuale e dai risvolti sperimentali.  Che le tracce morbide e delicate delle sagome in legno così naturali nell’opera di Andrea potessero essere trasportate con lo stesso risultato su un materiale più difficile e duro non era affatto scontato. Ma l’abilità tecnica e il contagioso entusiasmo prevalsero sul resto e le undici opere vennero installate con successo ad Arcetri in occasione dell’inaugurazione del progetto “Sotto il segno di Galileo. Luoghi della Scienza in Toscana” voluto dalla Regione Toscana. Il visitatore che arriva all’Osservatorio è oggi accolto da un percorso che si snoda per circa 200 metri a partire dai confini del sistema solare, rappresentati dall’insieme dei pianeti nani detti Plutoidi, per arrivare a Mercurio, il pianeta più vicino alla nostra stella Sole simbolizzata da una intensa, abbagliante sorgente di luce bianca. Distanze e dimensioni relative sono rispettate nella loro naturale proporzione e ogni pianeta è colto nella propria cromia. La mitologia è il tema che Andrea ha scelto per distinguere i totem: ogni pianeta evoca un mito, ogni mito si trasforma in segno sul ferro lavorato. E il segno varia da tondo e sensuale per Venere, a spumeggiante nelle onde di Nettuno, a imperioso nello squarcio di Giove-Zeus. Le realizzazioni di Andrea non solo permettono ai visitatori di compiere un viaggio immaginario nello spazio e nel tempo prima di immergersi nelle osservazioni del cielo stellato con i telescopi, ma forniscono il pretesto per riflettere sul senso del nostro sistema solare ora che sappiamo che esso non è che uno dei tanti che orbitano attorno alle stelle della nostra galassia.

 

Giovanna Cardini, scrittrice e gallerista

Attraversando le sbarre

Sbarre di ferro. Pezzi di legno portato dal mare, sfinito, graffiato, polverizzato. Oro e poi ancora ferro gettato, pietra, rete metallica. Andrea incontra la materia come e dove capita, la porta a casa e lavora senza pregiudizi, con gli attrezzi e con le mani. Sa che non esiste un pezzo di legno uguale all’altro e che ognuno ha la sua storia; per questo, non vuole sentir parlare di riciclo, ma di trasformazione. La materia è già di per sé; l’opera d’arte nasce dal buon incontro con le mani dell’artista. Attraversando le sbarre invisibili che condannano l’essere umano alla divisione e alla solitudine, Andrea si lascia guidare da ciò che sente e punta sempre al cuore di tutte le cose. Capace di percepire la solitudine di una tavola di legno abbandonata, le restituisce dignità in un totem; colpita dai tagli di una pietra sfruttata, la trasforma in supporto elegante e raffinato. Accosta con disinvoltura l’oro al legnetto di mare, abbattendo ogni immaginaria differenza tra materia nobile e di scarto: così nascono i suoi gioielli. Le opere di Andrea Mercedes Melocco sono il frutto di una relazione profonda tra le sue mani creative e ciò che incontrano, in uno scambio del quale lei stessa diventa pura mediatrice. Animata da uno spirito sempre più lontano dalle nostre sopite coscienze occidentali, sa rendere onore al suo lavoro a partire da tutto ciò che utilizza per creare; così, ogni intervento sul legno, sulla pietra o sul ferro diventa rigorosamente consapevole ed essenziale, talmente umile e grato da trasformare ciò che tocca in un vero e proprio essere vivente che respira e che occupa un suo spazio inviolabile. Le figure di Andrea reclamano il silenzio di chi è disposto ad ascoltare; mute, ferme presenze, testimoniano un modo di esserci diverso, lontano da ogni forma d’irrequietezza chiassosa dalla quale non può nascere niente di nuovo.

Le mani di un’artista sono strumenti capaci di afferrare, trasmettere, guarire; se guarisce la materia ferita dall’abbandono e dall’incuria, se può risorgere più bella e vigorosa di prima, forse lo stesso destino è riservato anche all’anima straziata che, per rinascere, ha bisogno di uno spazio vuoto, di una sospensione temporale nella quale possa collocarsi un nuovo progetto d’amore che la spinga oltre sé stessa, oltre i suoi limiti. “Ogni cosa fatta con amore è ben fatta”, scriveva Van Gogh, rivelando alla fine il segreto di chi riesce a farsi attraversare dalla propria creatività senza opporre resistenza, lasciandola fluire naturalmente lungo il suo stesso corso senza chiederle niente. Solo di manifestarsi.